martedì 19 giugno 2012

Il Futurismo

Nel 1909 un gruppo di intellettuali, guidati da Filippo Tommasso Marinetti (1876-1941), pubblica sul quotidiano francese Le Figaro il Manifesto del futurismo, avviando l'esperienza letteraria e artistica più importante del primo Novecento in Italia. I Futuristi preannunciano un rinnovamento della cultura, profetizzando l'annullamento del passato: polemizzano con la cultura del loro tempo che ritengono decadente e romantica, definendola sprezzamente "chiaro di luna"; giungono persino a provocare il "buon senso" comune, auspicando la distruzione dei musei e delle loro opere accademiche. 
In realtà, non faranno nulla di tutto questo: con il loro linguaggio violento essi intendono solo scuotere il pensiero corrente e il modo dell'arte, ancorati a valori ormai superati.
La volontà di sperimentazione porta gli artisti a produrre molte riflessioni critiche. I testi di riferimento sono il Manifesto della pittura futurista, a cura dei pittori Giacomo Balla, Umberto Boccioni e Carlo Carrà, e il Manifesto dell'architettura futurista Antonio Sant'Elia. Altri esponenti del gruppo sono Gino Severini e Fortunato Depero.


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